lunedì 3 settembre 2012

Ecco perchè abbandonare un cagnolino è un atto disumano

Il sette luglio di quest'anno un mio vicino di casa di Villarbasse, un paese in provincia di Torino, ha trovato un piccolo cane bianco abbandonato in una cesta con i fratellini morti vicino. Lui non poteva tenerlo allora Simona (mia moglie) ed io lo abbiamo adottato. Qui di seguito ho immaginato una letterina scritta da Martina ai suoi fratellini. "La prima impressione. Voi, fratellini e sorelline, non avete mai aperto gli occhi quindi tante cose delle quali vi parlerò vi potranno sembrare strane ma credo che da lassù, dal paradiso dei cani, che poi, nonostante l’iniziale brutta esperienza, non immagino possa essere separato da quello degli umani, le possiate vedere addirittura prima di me. Spesso penso che siate stati voi ad aiutarmi ad aiutarmi a trovare i miei nuovi padroncini…cosa della quale vi ringrazio…anche se, a volte, è proprio difficile sopportarli. Vi ricordate quella notte calda in cui ci misero tutti insieme schiacciati in una cosa stretta? Avevamo paura, non vedevamo nulla, mi sembra ancora di sentire quel vento e quel rumore…lo stesso che adesso mi piace perché lo fanno delle cose che si chiamano auto dove mio papà e mia mamma mi portano spesso. Non so quanto tempo sia passato prima che voi mi iniziaste a guardare dal cielo ma mi ricordo cosa ho pensato in quel momento: ho sentito i vostri cuoricini smettere di battere l’uno dopo l’altro ed alla fine ho capito di essere rimasta sola. Quando sono riuscita ad aprire gli occhi vi ho visti ancora lì vicini a me, ho provato a svegliarvi leccandovi il muso ma … niente… voi gli occhi non li avete mai aperti. Era tutto buio, ogni tanto vedevo delle luci piccole che poi diventavano tanto grandi venirmi addosso, scappavo per non farmi schiacciare e vi tornavo vicino dove mi sembrava di essere al sicuro... solo lì riuscivo a sentire quell’odore che, vi ricordate, per poco tempo ci aveva fatto sentire a casa: quello della mamma. Ho capito che se fossi rimasta con voi nessuno mi avrebbe mai dato da mangiare ed io avevo tanta fame e tanta sete; raccolsi tutto il mio coraggio per lasciarvi di nuovo e correre verso quelle luci che mi facevano tanta paura…questa volta non mi sarei fermata, non sarei scappata, dovevo mangiare! “Sono piccola” dicevo “ ma se salto e tiro fuori tutta la mia voce posso diventare grossa grossa e qualcuna di queste luci mi aiuterà.” Così fu! Mi addormentai tra le braccia di un uomo, si, un uomo… mica sono tutti cattivi… che mi portò con sé: al momento pensai che volesse abbandonarmi anche lui perché mi lasciò in una stanza enorme, vicino alla cosa grossa dalla quale venivano le luci…quella che dopo ho imparato a chiamare auto. Non fù una bella serata, fratellini, avevo tanta paura, non sapevo dove mi trovavo e soprattutto non sentivo più il vostro odore nè quello della mamma; avevo comunque un bel po’ d’acqua fresca e del latte…io avrei desiderato qualcosa di più sostanzioso ma almeno non sarei morta di fame e sete. Ma è il giorno dopo che mi ha cambiato la vita! L’uomo buono che mi aveva aiutata, dopo avermi fatto molte coccole, mi fece capire che non avrebbe potuto tenermi con sé, io scodinzolavo più che potevo e gli davo mille leccatine per convincerlo ma…lui non poteva; ero tanto triste ed avevo anche paura quando lo vidi parlare con un tipo simpatico con uno strano coso in testa che più tardi capì che avrebbe messo quando andava sulla sua auto a due ruote…quello infatti sarebbe diventato il mio padroncino. Il tizio simpatico si avvicinò ed io mi misi con tutta la mia pancina rosa sottosopra per essere coccolata: lui mi diede qualche carezza ed un bacino che non dimenticherò poi se ne andò. “Qui si mette male” pensai. Tornò, dopo un po’ di tempo, ma non era ancora buio, era vestito strano con un’altra simpatica anche lei vestita strana…anche in questo caso ho capito solo dopo qualche tempo che Simona e Mario, quelli che sarebbero diventati la mia nuova mamma ed il mio papà, mettevano quei vestiti buffi per sedersi sopra ad un altro animale come me ma molto più grosso che chiamano cavallo. Ho capito subito che mi volevano bene ma erano un po’ pasticcioni: mi presero in braccio e guardavano il mio pancino rosa parlando di pisellini e patatine. Io proprio non ho capito cosa volessero dire ma so per certo che se la verdura che c’era sotto il mio pancino era un pisellino il mio nome doveva essere Poldo mentre se era una patatina Martina. Fu così che per il primo giorno mi chiamarono Poldo. A dire la verità il mio problema non era tanto a quale verdura assomigliare ma un grande prurito dappertutto che proprio non passava, mi grattavo sia con le zampine che con il muso sperando che capissero che non stavo bene e mi aiutassero…ce ne hanno messo ma alla fine ci sono arrivati! La mamma ha detto “va a comprarle qualcosa per le zecche e le pulci” ed io speravo che ‘ste zecche e ‘ste pulci fossero quelle che mi torturavano… più tardi ne ebbi la certezza ma prima il papà dovette combinarne ancora una: tornò infatti che era già buio dicendo che nel posto dove era andato aveva incontrato un signore che gli aveva detto di essere un medico della Folgore esperto di animali il quale gli aveva sconsigliato di darmi la medicina contro il prurito perché ero troppo piccola…”tutti io li trovo gli scienziati”…pensai. Alla fine il guerrafondaio si convinse a dare al papà la medicina ed io smisi di grattare; a quel punto ero stanca, mi sembra me ne fossero capitate abbastanza e sarei volentieri andata a dormire eppure dovetti capire da subito che i miei padroncini erano nottambuli ed avevano tanti amici… venni ancora portata in una bacinella da un tizio di nome Vito la cui casa era piena di odori buonissimi. La casa di Vito si chiama “ristorante” …. papà e mamma hanno tanti amici con la casa che si chiama così e tutti simpatici infatti mi danno sempre acqua fresca e pappa mentre aspetto. Mi misero finalmente a dormire in un posto simile a quello della sera precedente, dove tengono la macchina a quattro ruote e quella a due: dormivo bene lì e poi la casa mi piaceva perché c’era un giardino molto grande…anche adesso che ne ho girate tante è rimasta quella che preferisco. Il giorno dopo fu tranquillo, appena mi aprirono l’enorme portone ero talmente contenta di vederli che mi sono fatta la pipì addosso e sentivo dell’arietta uscire dal sederino...la pipì riuscivo a trattenerla quando ero in braccio al padroncino mentre l’arietta no, anche perché lui sembrava divertito ed allora io continuavo. Di giorno tutto mi sembrava più bello, il giardino era verde e fiorito e potevo correre dove volevo anche pipì e popò non erano un problema, quando avevo bisogno… culetto giù e pluf…in altri posti ho capito solo crescendo che non lo avrei potuto più fare. Il tempo passava sereno ed io giocavo fino al giorno successivo quando la mamma mi disse che mi avrebbe portato dal dottore. “E cos’è il dottore?” mi chiedevo. Il dottore era un tizio vestito strano anche lui, ma ormai ero abituata, che mi ha infilato un bastoncino nel sedere per poi osservarlo e dire “trentasette”, mi ha punto con un ago ed ha fatto il solito gioco dei pisellini e delle patatine ma questa volta ha vinto la patatina: quello è stato il momento in cui sono diventata Martina. Lì ho conosciuto tanti amichetti… chi faceva bau, chi miao e ce n’era addirittura uno chiuso dentro ad una scatola trasparente con dell’acqua che mi guardava con lo sguardo lesso. Il dottore disse alla mamma che avevo circa tre settimane e che avrebbe dovuto portargli la mia popò per analizzarla dopo quindici giorni: io allora gliela feci lì, su un tavolo freddo di ferro, ma non ho capito perché quella non andava bene…boh si vede che la voleva proprio di due settimane. Tornammo subito a Villarbasse, questo è il nome del paese dove si trova la mia casa…non è tanto lontano da dove ci hanno abbandonato ma è più bello perché ci sono tante piante e tanti prati; sto proprio bene in questa casetta e poi qui ho anche conosciuto i nonni. I nonni sarebbero papà e mamma dei miei padroncini: devono essere delle persone molto importanti perché Sissolina, questo è il soprannome di Simona, mi diceva sempre di fare la brava con loro e di far loro le feste. Ecco un’altra differenza tra noi ed il genere umano…noi non facciamo i complimenti né diamo il nostro amore per convenienza…noi sentiamo e capiamo i cuori e quando sappiamo di essere ben voluti allora non ci risparmiamo e diamo tutto il nostro affetto. I nonni sono davvero delle brave persone e ci adorano, io l’ho compreso subito e faccio sempre le feste quando li vedo. Per festeggiare la prima sera ci hanno portati al ristorante, sempre da Vito…dove però posso stare solo nel giardino…a me piace il giardino. Quella notte devo avere combinato un pasticcio: stavo facendo tanta nanna sempre nel garage, questo è il nome del posto dove lasciano le auto, sia quelle a quattro che quelle a due ruote, mi sono alzata dalla cuccia per andare a fare la pipì nel pannolone e di colpo ho sentito una sirena fortissima gridare. Subito è arrivato Mario a prendermi, sembrava preoccupato che mi fosse accaduto qualcosa, dopo poco ho visto arrivare una macchina con delle luci blu sulla testa dalla quale è sceso un signore vestito anche lui di blu con stivali e pistola al quale il nonno disse che probabilmente ero stata io a fare partire la sirena. “Io ho fatto solo pipì” ho pensato. “In garage non abbiamo scollegato il volumetrico e probabilmente è stato il cagnetto, muovendosi a fare scattare l’allarme.”disse sempre il nonno. “Io ho solo fatto pipì” continuavo a pensare. Quella notte ho dormito sotto il lettone dei nonni…si sta tanto bene sotto quel lettone! Comunque il giorno dopo sono arrivati degli altri signori a lavorare nella mia camera da letto il garage e, da allora, anche se mi alzo per fare pipì non succede niente. La mia prima impressione è stata quella di essere molto fortunata, si certo sarei potuta capitare anche da qualcuno che ne capisse un po’ più sul nostro genere così, magari, avrebbero visto prima che ero una patatina e soprattutto non avrei dovuto aspettare un giorno intero per cacciare le pulci. I miei padroncini, però, sono davvero felici di avermi trovata, è come se lo avessero sempre desiderato, io lo capisco, e mi riempiono di ogni attenzione…poi sono buoni e si vogliono bene tra di loro e vogliono tanto bene anche ai nonni…insomma proprio una famigliola simpatica…anche se, come vedrete, un po’ pasticcioni." TO BE CONTINUED Una giornata tipo in campagna. Quando siamo a Villarbasse mio papà e mia mamma si alzano sempre tardi, cari fratellini...e vanno a letto tardissimo! Io mi sono abituata ai loro orari, così, dopo la cenetta, mi faccio un riposino, di solito sulle gambe di papà o sul divano del salotto ... poi, però, mi sveglio con tanta voglia di giocare. Per farmi notare ho capito che devo fare un pò di rumore. Generalmente inizio a saltare sulle poltrone e sui divani...ma anche in testa alla mamma mordicchiandola senza farle male ( anche perchè mi è appena caduto il dentino davanti e mi brucia un pò). Se non basta scendo in giardino; il nonno ha tanti fiori in giardino ed io ho capito che se mi infilo nei vasi e faccio un grosso buco buttando tanta tanta terra in cortile Mario e Simona vengono a giocare: così ci rincorriamo con la pallina finchè non mi viene tanta nanna. Non dormo più con le macchine! Il mio posto, adesso, è ai piedoni del letto dei padroncini con la mia nuova amichetta Carolina: Carolina è morbida morbida, grossa un pò più di me e tanto buona perchè, anche se la mordicchio, non protesta. La mattina ci svegliamo tutti tardi, infatti il mio pancino spesso brontola dalla fame; quando i miei padroncini si alzano è bellissimo, a quel punto è tanto tanto tempo che non li vedo, è passata tutta la notte!Prima devo fare le feste! Salto sul lettone e lecco la faccia di papà e mamma...credo che a loro faccia piacere perchè ridono tanto! Subito dopo la mamma mi da la pappa e poi vado nel mio posticino in giardino a fare la popò...mi viene sempre la popò dopo la pappa! Un pomeriggio mi hanno portato a vedere la mamma a cavallo ma non mi è piaciuto. Mi faceva arrabbiare vedere la mia mammina tenere al guinzaglio quel coso grosso e fargli le coccole: "la mia padroncina deve coccolare solo me" pensavo! Il papà mi teneva col mio guinzaglietto mentre protestavo con tutte le mie forze... dovevo raggiungere la mamma e saltarle in braccio! Approfittando di un momento di distrazione sono riuscita a sfilarmi il collare ed allora via ...sono corsa più veloce che potevo verso la mamma. Il signore che stava nel recinto insieme a Simona voleva prendermi ma io lo schivavo e lui finiva sempre a faccia in giù nella popò di quel coso alto e grosso...anche il papà ci è finito dentro per cercare di acciuffarmi ma io sono un fulmine! Finalmente la mammina ha capito ed è scesa! Io le sono corsa in braccio riempiendola di coccole ma lei mi ha sgridato...pazienza tanto, quando si arrabbiano, poi, dopo poco, gli passa! LA PRIMA VOLTA IN TRAGHETTO IN SARDEGNA Quando vedo i miei padroncini preparare quelle grosse borse, e questo accade più o meno ogni tre giorni, cari fratellini, io sono felice perché so che mi portano sempre con loro. Un mesetto fa siamo partiti talmente carichi che la mia cuccetta era incastrata dietro ai sedili di papà e mamma e, dopo un pochino, siamo arrivati davanti ad una cosa tanto tanto grande che stava nell’acqua, praticamente era una grossa ciotola come quella che mi danno quando ho sete con dentro un affarone enorme chiamato nave che galleggiava simpatico. Appena saliti la mamma mi ha nascosto in una borsetta che portava a spalle ed un signore antipatico le ha detto subito che io non potevo stare sempre con loro e dovevo fare nanna nelle gabbiette riservate a noi. In quel posto c’erano tanti amici ma erano tutti infelici, piangevano e soffrivano perché avevano freddo ed erano lontani dai loro padroni; io pensai “qui non mi piacerebbe proprio stare” ma ero tranquilla perché sapevo quanto bene mi voglio Mario e Simona ed ero sicura che non mi avrebbero mai lasciata sola lì. Infatti non mi abbandonarono in quel brutto posto; la mamma mi ha infilato nella mia borsetta da viaggio ed ogni volta che tiravo fuori la testa me la rimetteva dentro mentre il papà che ci precedeva di qualche metro sembrava volere fare amicizia con tutti quei signori antipatici ma lo faceva solo per distrarli in modo che mammina ed io passassimo inosservati! Siamo riusciti ad entrare nella stanzetta dove il babbo aveva già messo il mio tappetino per la pipì e la popò; io avevo capito che quella era una situazione di emergenza ed allora stavo buonina buonina facendo tutti i bisognini sul pannolone, trattenevo perfino l’arietta fino a quando non c’e l’ho più fatta e pare che abbia fatto un odorino talmente forte che mamma e papà si sono nascosti sotto le coperte. Quel dondolo della nave mi piaceva così mi sono addormentata facendo dei sogni bellissimi però ogni tanto la mia mammina mi dava una spintina con la mano dicendo “Martina basta!”, pare che facessi ronf ronf, si perché io russo, non lo sapevate? La mattina ci siamo svegliati proprio presto,almeno per noi tre ed io avevo ancora tanto sonno, era notte ed anche il papà e la mamma non sembravano contenti di sentire quella voce che usciva da un buco del tetto e continuava a ripeterci che se volevamo fare colazione il bar era aperto; ci siamo ritrovati sulle scale insieme a tante altre persone tutte spettinate ed addormentate prima di raggiungere la nostra macchina che era incastrata tra un numero grossissimo di altri brum brum “capperini” ho detto “qui non usciamo più! Va beh faccio nannina!” Quando mi sono svegliata c’erano tanti odori nuovi ma la cosa più bella era vedere attorno a me umani più piccolini, quasi quasi non dovevo sforzarmi per guardarli bene che parlavano in modo strano finiva tutto in U!... casu, vinu, polpu, poltu. Quella vacanza è stata anche quella del mio primo bagnetto: ma vi confesso che se non fosse stato per la mia mammina non avrei avuto il coraggio di tuffarmi. La mamma si allontanava nel mare, quando l’acqua è tantissima si dice così, io stavo nella sabbia fuori e le gridavo di tornare da me ma visto che rimaneva sempre là ho raccattato tutto il mio coraggio e mi sono buttata “mammina, arrivo, aspettami”-pensavo- e lei non mi ha tradita, mi ha presa in braccio e siccome sotto avevo sempre tanta acqua allora io continuavo a nuotare già prima che mi rimettesse giù così quando mi ha pucciata di nuovo ero pronta; sgambettavo con tutte le mie forze, mi sembrava di correre nel cielo poi pluf Simona mi ha rimesso nel mare mentre il papà mi aspettava fuori con l’asciugamano pronto a strizzarmi. Non mi sono divertita ma non ero arrabbiata perché sapevo che lo facevano per me, volevano insegnarmi a nuotare! Certamente ero la prima a cui lo insegnavano perché sono sicura che ci sono modi più furbi! Ma pazienza loro sono la mia vita e io la loro, lo so e questo mi basta! Fuori dall’acqua, poi,c’era tanta gente ed io mi divertivo a scavare buche ma soprattutto mi divertiva sotterrare i signori che stavano per terra vicino al mio bucone, più era profondo più il signore era pieno di sabbia ma nessuno si arrabbiava perché ero simpatica a tutti. Adesso è tardi e devo andare a fare la nanna, fratellini, voi come state lassù?...Ah…dimenticavo di dirvi l’ultima cosa: la Sardegna è un posto bellissimo, quando non avrò così tanta nanna vi racconterò tutto però c’è una cosa bruttissima e tanto tanto triste che voglio dirvi. Là ci sono tanti cagnolini come eravamo noi quella notte anche loro da soli senza la mammina, al freddo, al buio e senza niente per pappa; alcuni girano in mezzo alle luci dei brum brum ( io chiamo così le macchine perché fanno quel rumore), altri stanno nascosti nei prati. Voi che da lassù potete vedere tante cose proteggete il mio amichetto Guidubaldo: è un simpatico bastardino venuto a salutarmi mentre camminavo insieme al papà ed alla mamma, era timido ed affamato tanto che mammina gli ha dato quattro fette di porchetta: io non ho protestato, sapete, perché vedevo che era magrino…anche se la porchetta mi piace tanto tanto. Mi ha detto che i suoi padroncini lo hanno lasciato in una strada quando faceva caldo ed ora doveva arrangiarsi, dopo la porchetta è sparito; io lo avrei adottato come fratellino ma papà e mamma mi hanno spiegato che proprio non avrebbero potuto prenderlo... io li capisco, so che sono un po’ birichina e li impegno tanto. Guidubaldo se ne è andato ma magari la prossima volta lo rivediamo e io sarò più grande e meno pasticciona e, chissà, magari avrò un secondo fratellino oltre Pippo, il simpatico gattone ciccio; intanto voi, se lo vedete, da lassù, proteggetelo perché è piccolino come me e tanto triste. LA MONTAGNA E LA MIA PRIMA SCIATA. A papà e mamma piace molto la montagna; la montagna è un posto in alto in alto, talmente in alto che quando guardo il cielo da lassù mi sembra di essere tanto più vicino a voi, fratellini. In montagna c’è la neve che è bianca come me; credo che sia proprio per distinguermi dalla neve che Simona mi ha comprato due cappottini rossi, così mi vedono!...Eh la mamma è sempre la mamma! All’inizio quel coso sopra il pelo mi dava fastidio ma poi ho capito che serviva a tenermi al calduccio…quando corro nella neve, però, mi gelano i piedini: un giorno ho visto un mio amichetto con delle calde scarpette…spero proprio che i miei padroncini me le comprino. A parte questo volevo raccontarvi cosa mi è successo oggi: si, perché oggi è stato un giorno speciale…ho finalmente capito dove vanno papà e mamma quando escono con quelle scarpe enormi con dei grossi ganci al posto dei lacci che fanno tanto rumore e con quei cosi lunghi che si mettono a spalle! Vanno a giocare anche loro con la neve…salgono in cima al monte e poi scivolano giù sperando di non rompersi tutti: questo gioco si chiama sciare ed io ho capito che a mammina e papino piace tanto sciare! La grande notizia che ho da darvi è che oggi ho sciato anche io…e io sono piccolissima per sciare, sono un prodigio! Mammina stava uscendo dalla nostra casetta e, siccome il mio padroncino era già andato via io sarei dovuta rimanere da sola: io ho paura a stare sola…dopo quello che ci è capitato mi potete capire! Mi sono messa ad abbaiare più forte che potevo così la mammina è tornata a prendermi; dopo avere giocato un po’ siamo saliti tutti e tre sopra un grande divano volante che ci ha portati senza fare fatica in cima alla montagna e poi papà mi ha presa in braccio e siamo scesi. Mi sono divertita tanto, io non ho paura di niente quando sono con i miei padroncini! Superavamo tutti e papà diceva che eravamo i più veloci: per non dire bugie un signore tutto rosso ci ha superati salutando Mario ma io non gliel’ho detto, era così felice di essere il più veloce! La sera ero molto stanca così mi sono addormentata sul divano di casa, quello che non vola, sciare è tanto faticoso per me che sono piccolina! IL MIO PRIMO NATALE Voi fratellini, lassù starete al calduccio perché siete più vicini al sole che vi scalda ma quaggiù, quando arriva l’inverno, fa freddo così papà e mamma, che mi vogliono tanto bene, mi hanno comprato i cappottini rossi per non confondermi con la neve; quando vi penso immagino che anche voi abbiate il cappottino ma tutto bianco con le alucce dorate. Natale è un giorno speciale perché gli umani diventano come noi e sembrano dimenticare il male…perché noi non sappiamo proprio cosa significhi quella parola! Le vacanze di Natale sono tanto divertenti: papà, prima di uscire bardato per scivolare sui fiocchi di neve, mi porta a giocare con le palline ed io mi diverto tanto…quando torniamo mi mette il latte calduccio nella mia scodellina che mi fa uscire tanta arietta dal pancino e poi mi addormento sul divano dove si appoggia anche il nonno che si alza tanto prima di noi e poi, tra una brontolata e l’altra, si riaddormenta. Il nonno è un tipo strambo; mi fa le coccole ma poi mi allontana dicendo che ha paura di volermi bene perché se io andrò in cielo prima di lui … lui ci resterebbe molto male…Io, fratellini, davvero, non voglio fare stare male nessuno ma anch’io ci starò male se lui non ci sarà più…eppure cerco di dargli tutto il mio bene ogni volta che lo vedo e mi chiedo perché lui invece mi mandi sempre via. Ah…gli umani…sono sempre lì a pensare a cosa sarà poi e si scordano di godersi la bellezza della felicità presente, sembra quasi che, sapendo, di dovere, prima o poi, soffrire preferiscano stare male fin da subito come se stare male oggi ci facesse stare meglio domani. Ecco…il mio papà ha tanti difetti ma mi sono innamorata di lui anche per questo…perchè lui mi sembra che viva sempre in Paradiso…non è che non abbia preoccupazioni ma ce le ha quando arrivano…fino ad un secondo prima sta bene e, poi, anche quando arrivano, ride sempre e mi riempie di bacini dicendomi che qualunque cosa succeda se io sarò vicina a lui ce la faremo perché mi ha desiderata così tanto che nulla potrebbe dividerci. Quella notte mi hanno detto che sarebbe arrivato Babbo Natale dal cielo a portarmi i regalini ma io non volevo niente, avevo già tutto quello che mi serviva per essere felice…no, anzi, un desiderio ce l’avevo e sono rimasta un po’ delusa: speravo mi riportassero voi impacchettati e con un bel fiocco per rivedervi ancora una volta…ma pazienza, si vede che questo Babbo Natale non é così potente…comunque è buono perché mi ha portato tre palline nuove e tanti bombi.