martedì 1 giugno 2021

Tecnologia e "mestiere di scrivere": in medio stat virtus

 

In  questi giorni ho messo mano al mio undicesimo romanzo.  Mi cimento, nuovamente, sul genere fantasy – storico. In un mese, o poco più, dall’ inizio di questa nuova avventura avrò cambiato idea, riguardo alla storia, ai personaggi, a  decine di particolari ... un numero indefinito di volte.  Confrontandomi con l’amico John Irving – il quale  ha iniziato la carriera molti anni prima di me con risultati, ovviamente, infinitamente superiori ai miei – mi sono trovato a riflettere su quanto sia stata semplificata la professione dello scrittore grazie all’ avvento della tecnologia. Confrontando i tempi attuali con quelli anche solo della famosa Olivetti, compagna di avventure di Indro Montanelli, è evidente quanto sia più semplice lavorare al giorno d’oggi. Cambiare il nome del personaggio principale, cambiare la location, cambiare gli accadimenti mi sono costati qualche minuto di correzioni e nulla più mentre lustri addietro avrei dovuto, probabilmente,  ribattere tutto dal principio. Rimango, allora, basito pensando a quanto il mestiere di scrivere sia progredito nel corso degli anni e questo vale per tutti coloro che utilizzano lo strumento della scrittura nella professione.  La riflessione, dunque è la seguente: la tecnologia e il progresso non sono mai un male a patto che siano esse utilizzate come strumento senza, tuttavia, diventarne noi  stessi schiavi. Il fatto di potere leggere una mail dal cellulare rappresenta, senza ombra di dubbio, una comodità. Io, a esempio, dovrei condurre una vita assolutamente diversa se non potessi lavorare con il telefono o con un computer portatile dalla campagna, dalla montagna o dal mare … sarei, ovviamente, relegato in un ufficio. L’altra faccia della medaglia è rappresentata da quelli che vivono attaccati allo schermo di un telefono alla ricerca di “amicizie”, “contatti”, “nozioni” o quanto altro. In medio stat virtus .