Ho consegnato all’editore il mio nuovo romanzo, e siamo a
undici! …Più due raccolte di racconti in collaborazione con il mio laboratorio
di scrittura, Labor e con la Federazione Italiana Sport Equestri. La conclusone
di un lavoro è sempre un’emozione ma in questo caso l’emozione è stata particolare. Ho iniziato a scrivere il romanzo, del quale
non ho ancora scelto un titolo, circa a metà della seconda chiusura totale o lockdown come siamo stati abituati a definirla. Scrivere questo lavoro è stato come incollare tanti tasselli di un
puzzle e, per la prima volta, l’ho fatto
senza guardarmi indietro, dunque senza rileggere ... o quasi. Ho lasciato, poi,
riposare tutto per qualche mese prima di
ricominciare a lavorare … non era una pausa di riflessione ma, piuttosto, di
paura poiché temevo quello che avevo scritto... sinceramente non ricordavo se fosse
“condivisibile” con i miei lettori o, piuttosto, da censurare! Il piacere di capire che un buon
novanta per cento del lavoro fosse un buon lavoro e che, nel suo complesso, il
romanzo fosse - ovviamente a mio avviso - di valore ha significato il togliermi
un grande peso. Io ho sempre sostenuto che “scrivere significhi sognare” ma non
si finisce mai di imparare e io ho imparato che ... eh sì! ... Mi ero scordato che “scrivere significhi, anche, comunicare” e bisogna fare molta attenzione al messaggio che si veicola … una
delicatezza nei confronti dei lettori e una responsabilità verso i più
sensibili.