Eutanasia: morte serena e indolore. Morte serena e
volontaria di malati terminali o cronici in presenza di assistenza medica.
Questa riflessione è il frutto del confronto con un sacerdote,
padre Vittorio Buset, uomo di cultura e grande umanità, custode e cicerone dei
segreti del Tintoretto tra Madonna dell’Orto e San Rocco in quel di Venezia.
Io credo che, a fronte
della definizione di cui sopra, si debba proporre un ragionamento razionale … e
non trovo alcunché di razionale nell’immaginare che io stesso domani, magari a
causa di un incidente grave, possa entrare in un Ospedale e - se nella mia
piena capacità di intendere e volere - rifiutare un trattamento medico che mi
terrebbe in vita artificialmente … ma se lo accettassi e accettassi di venire,
magari, attaccato a una macchina la quale mi tenesse in vita, artificialmente
appunto … non potrei chiedere, nel tempo
e per la Legge, che quella che
prima era una speranza e, poi, fosse diventata una tortura potesse cessare. Il giuramento di Ippocrate
impedisce al medico di somministrare la morte, ovvio. Padre Buset è stato molto
chiaro su questo punto: la Chiesa non può accettare la dolce morte intesa come
la puntura letale al paziente il cui corpo, anche se con pesanti sofferenze,
possa ancora … vivere in maniera autonoma. Ma … Ma … la Chiesa stessa non può
accettare l’accanimento terapeutico! Accanimento inteso come il
tenere in vita un corpo quando il corpo stesso solo cinquanta anni fa e senza i
macchinari odierni avrebbe cessato, naturalmente, di vivere. Padre Vittorio mi
ha proposto un’ulteriore riflessione: quanti bambini desiderosi di vita e
bisognosi di cure mediche potremmo curare e sfamare con il costo di un malato costretto
attaccato artificialmente alla vita per giunta contro la sua stessa volontà e
contro l’etica cristiana stessa?
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