sabato 30 gennaio 2021

Ristoratori? One stick in time saves nine

 

Il protrarsi, a tempo indeterminato, di questa seconda chiusura rappresenta  un’agonia ben più pesante  rispetto a quella vissuta a marzo. La gente capendo come non si abbia più, a livello governativo, il polso della situazione - chiudendo ma, alla fine, lasciando fare la qualsivoglia cosa  -  ha iniziato a vivere in una sorta di sottobosco, una specie  di Sherwood. Ecco allora che si organizzano cene in casa con adulti e bambini i quali se non possono vedere l’amichetto in classe possono sempre incontrarlo allo sci club e, dopo, alla cena organizzata dai genitori; ecco che ragazzi e ragazze organizzano feste in casa dopo le quali tutti si fermano, magari, a dormire da Tizio o Caio. In tutto questo caos una categoria rischia di essere messa in ginocchio: quella dei ristoratori! La domanda è: perché?  La risposta è semplice: perché nessuno è stato in grado di controllare!  Dalla riapertura di maggio alla nuova chiusura di ottobre ho frequentato molti ristoranti tra Torino, Cervinia, Milano Marittima: ne ho apprezzati alcuni rispettosi delle regole  ma  sono  anche “scappato” da molti i cui gestori non si curavano minimamente delle stesse. Sarebbe bastato allora e basterebbe ora…  vigilare non fosse altro che per rispetto di chi si fosse e si sia attenuto al protocollo. La soluzione, invece, è stata, ed è tutt’ora, quella di chiudere tutto e tutti per colpa di alcuni ma, uno Stato non capace di fare rispettare le regole non è uno Stato di diritto. “One stick in time saves nine” , “prevenire è meglio che curare” eppure, a livello nazionale e mondiale, di fronte a una seconda ondata prevista, nessuno è stato in grado  nemmeno di curare, questa la considerazione  più inquietante.

Nessun commento:

Posta un commento